Gli affreschi

Raccolta di informazioni degli affreschi di Bagnolo

GLI AFFRESCHI

RESTAURO

L’antica cappella, a causa del suo inglobamento nel palazzo residenziale, successivamente costruito e del sollevamento del terreno sui lati,  divenne e rimase per molti anni un umido seminterrato.

L’apertura di un accesso, sul lato del cortile interno del palazzo e la costruzione di alcuni muri di sostituzione, comportanti la chiusura del vecchio accesso, avevano inoltre distrutto od occultato una parte degli affreschi. Altre perdite furono anche causate dall’umidità e dalle conseguenti cadute di intonaco.

L’attuale proprietario del complesso, l’Arch. Aimaro Oreglia d’Isola, ha provveduto, nel 1992, sia al restauro degli affreschi, sia al ripristino dell’antico orientamento della capella, riaprendo l’accesso dal giardino e migliorando così anche la possibilità di aerazione dell’edificio.  Tutto questo per cercare di arrestare il degrado dei dipinti e riportare alla luce anche una parte degli affreschi occultati nei precedenti interventi, conservando così, sia pure in forma ridotta, una importante testimonianza della nostra pittura del’400.

DESCRIZIONE

La cappella ha pianta rettangolare ed è coperta da volta a sesto acuto.

Il ciclo è dedicato alla Passione di Cristo; le scene individuali rappresentano, a sinistra: Ultima Cena, Lavanda dei Piedi, Orazione nell’Orto, Cattura;

sinistra

1 ULTIMA CENA

2 LAVANDA DEI PIEDI

3 ORAZIONE NELL’ORTO

4 CATTURA

a destra: Cristo davanti a Caifa, Flagellazione, Pilato che si lava le mani, Salita al Calvario, Crocifissione, Deposizione.

 

Afreschi sulla destra5 CRISTO DAVANTI A CAIFA

6 FLAGELLAZIONE

7 PILATO CHE SI LAVA LE MANI

8 SALITA AL CALVARIO

9 CROCIFISSIONE

10 DEPOSIZIONE

Sul muro di testa (al quale forse era addossato l’altare), in centro: San Sebastiano affiancato da due figure non ninbate (uomo leggente un libro, giovane armato di spada); a destra, San Bernardino da Siena e Santa Chiara. Al di sopra (nella lunetta): in centro, stemma non più leggibile; a destra, resti di una probabile Deposizione nel Sepolcro.

 

centro

11 SAN SEBASTIANO

12 SAN BERNARDINO DA SIENA E SANTA CHIARA

 

Interessante notare, al di sopra del giovane armato, la scritta “B Berna(rdus)”che potrebbe riferirsi al Beato Bernardo del Baden, protettore di Moncalieri, ivi morto nel 1458 e subito venerato, per fama di miracoli, dalla Duchessa Jolanda, che ne promosse, poco prima di morire (1478), la beatificazione.   La Collegiata di Santa Maria di Moncalieri conserva una tavoletta che rappresenta,in analogia al nostro affresco, il Santo come giovane guerriero in armatura; iltempo di esecuzione non ne dovrebbe differire molto.

 

IL MAESTRO DEL VILLAR

Il recente restauro della cappella quattrocentesca del palazzo Malingri a villar Bagnolo ha confermato l’alto livello qualitativo degli affreschi che la decorano e l’urgenza di uno studio che, sia pure allo stadio di tentativo, li inserisca nel contesto della pittura di secondo quattrocento in Piemonte Centrale ed Occidentale, ancora poco nota, ma, per vari spiragli, molto interessante sia per valore intrinseco che per la possibilità di chiarificazione dell’ambiente dal quale, almeno in parte, furono formati o influenzati i nostri più noti: Spanzotti, Defendente Ferrari, Clemer, ecc. Purtroppo, allo stato attuale, non si conoscono documenti riferibili a questo ciclo, lo studio non può quindi che essere basato sull’analisi comparata dello stile. E’ evidente che questo tipo di approccio necessita, al di là di una prima approssimativa collocazione temporale, di un minimo di notizie sull’ambiente.

Ora, colmati alcuni dei tanti vuoti di fronte ai quali ci si trovava per questi decenni, esistono le possibilità sia di aprirci alla comprensione del nostro ciclo sia di ricavarne elementi per aggiungere alcune tessere al panorama dell’ambiente nel quale è nato. Evidentemente non è difficile, bastando la presenza di San Bernardino da Siena, situare l’esecuzione del ciclo di Villar a dopo il 1450 (anno di beatificazione); meno facile interpretare e collocare storicamente le scelte dei mezzi di esprimersi del pittore e quindi situarlo in un intervallo cronologico meno vago.

Intanto i particolari sufficientemente conservati, ci dicono subito che si tratta di mano non schiava, di una maniera o di modelli correnti, pur essendo dichiarati sia l’aggiornamento culturale quanto un attaccamento alla tradizione. Iniziamo da quest’ultimo aspetto. Al di sopra della Madonna svenuta ai piedi della Croce, nella Deposizione, compare il volto di una pia donna dolente, che pare ispirato al viso, di cui soltanto resta, ma bellissima, la sinopia, all’estremità sinistra della Salita al Calvario di Jaquerio a Ranverso (1421-27). Altrettanto si può dire della pia donna che, con Giovanni, sostiene la Madonna nella Crocifissione. La drammaticità con la quale il nostro pittore descrive, senza trasformarli in burattini, i manigoldi che si spartiscono le vesti di Cristo, è tutta di lunga tradizione, direi di sangue piemontese e la vediamo a Montiglio, in Jaquerio e poi in Spanzotti e ad Elva, dove ha dipinto un pittore (molto probabilmente Hans Clemer) nordico, che tanto deve aver sentito congeniale ed apprezzato certo modo di esprimersi del Maestro dei Malingri. E’ però evidente che il pittore, che ha trovato ancora validi mezzi jaqueriani, come il tragico bianco vestito del cristo di Ranverso, vive tutte le novità di stile, di “mode” della sua generazione.

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Pagina aggiornata il 28/09/2023

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