Bagnolo nei secoli

L'evoluzione del comune di Bagnolo

BAGNOLO NEI SECOLI

PREISTORIA

Il nome BAGNOLO potrebbe avere un’origine romana: secondo alcuni il nome Balneolum deriverebbe da bagno pubblico, eretto da Attilia Asprilla, sacerdotessa di Drusilla, sorella dell’imperatore Caligola. Altri invece pensano “Balneolum” fosse più semplicemente, un serbatoio d’acqua usato per far macerare la canapa. Ma la valle del Grana dovette essere abitata in tempi ben più remoti, forse nelle ere preistoriche o protostoriche se dobbiamo prestare fede ad alcuni relitti scoperti in località della zona: Frioland, Cassulè, Perafica e certamente prima della conquista romana, secondo quanto ci conferma la toponomastica. Il territorio appartiene forse alla tribù dei Vibii.

MEDIOEVO

Nell’albore del Medioevo ebbe incursioni di Saraceni, provenienti dalla Provenga. Le prime notizie storiche su Bagnolo compaiono a partire dal sec XI. La data di costruzione del Castello è probabilmente ancora anteriore al Mille.

Dal punto di vista civile i più antichi “Signori di Bagnolo” che si conoscono sono gli Albertini o Albertenghi (cognome tuttora esistente) che nel 1200 vendettero il castello di Racconigi alla Marchesa Adelaide di Saluzzo.

Nel 1219 una comitiva di vercellesi, capitanata dal podesta Alberto Tettaveglia, mentre si recava in pellegrinaggio al santuario di Becetto in Val Varaita, fu assalita e depradata al suo passaggio sul torrente Grana dai popolani di Bagnolo. Il comune di Vercelli, vassallo del marchese di Monferrato, con milizie propie, condotte dal nuovo podestà Pruino degli Incoardi e con gli aiuti del Monferrato e di Milano, trasse atroce vendetta dalla strage dei propri pellegrini devastando tutta la terra, saccheggiando il villaggio, facendo scempio degli abitanti, assediando il Castello che non fu conquistato. Il 14 settembre 1219 si firmò in regione Pra-Domini (attuale Pradoni, prati che si estendono ai piedi del Castello) una convenzione di pace, nella quale i signori del luogo dichiararono di non aver preso parte alcuna nell’aggressione, essendo essi in tal epoca in Savoia al seguito del conte Tommaso Primo di Savoia impegnato in guerra. Gli uomini di Bagnolo dovettero restituire le prede e i prigionieri, consegnare ostaggi e pagare per lunghi anni forti tributi. ai Vercellesi che  distrussero il borgo per vendetta.

Una convenzione del 1293 ha importanza storica perchè chiarisce la vita pubblica bagnolese nel medioevo. In essa si stabilirono: l’amministrazione della comunità degli uomini di Bagnolo, i loro privilegi, i tributi spettanti ai signori del luogo (36 lire viennesi), la custodia del castello, ecc. I signori pretendevano la terza parte di ogni successione, un sesto del prodotto della vendita del bestiame e dei generi vari ed i pedaggi. Tale convenzione fu vigente fino al seclo XV. I capi famiglia, adunati presso l’albo pretorio (distrutto nel 1964) eleggevano un sindaco per vigilare i loro interessi ed i signori un podestà per i propri interessi e per la resa della bassa giustizia, essendo l’alta riservata ai signori stessi.  Il 31 marzo 1293 fu inoltre stabilito di trasferire il borgo delle falde del castello verso il piano, in planum revertamur, presso il convento di San Pietro. In tale convenzione si fissò persino il luogo di adunata degli Amministratori della Comunità. Ma tale convenzione non si eseguì per la naturale riluttanza degli uomini di Bagnolo di scendere al piano, reputato malsicuro in quei torbidi tempi, di continue guerre devastatrici, perchè non protetto dal forte castello. Prova di ciò è un’ordinanza del 29 ottobre 1338 di Giacomo di Acaia che intima nuovamente la discesa a San Pietro. Neppure allora i bagnolesi obbedirono, cosicchè nel 1400 il Principe di Acaia, Amedeo, minacciando grandi sanzioni, proibì nell’antica borgata ai piedi del Castello i negozi alimentari, gli ordigni tessili, le fucine ed ogni altra attività lavorativa.

Il 17 Luglio 1496 i canonici di Oulx vendettero con il consenso dei duchi d’Acaja i loro diritti feudali ad Antonio Malingri, Signore di S. Genix e di Bagnolo che investì suo fratello Giovanni del benefizio ecclesiastico, nominandolo priore della chiesa parrocchiale di San Pietro, patronato confermato poi da Papa Giulio II nel 1512 e sempre continuato fino al 1962. La discesa al piano, divenuti i tempi ormai più tranquilli, fu decisa solo nel XVI secolo sotto l’energica ingiunzione del Duca Emanuele Filiberto e del suo feudatario Malingri che assecondò il suo sovrano ed acquistò i territori dell’antico borgo.

Dobbiamo quindi immaginare che l’abitato di Bagnolo P. abbia avuto un primo nucleo nella pianura del Grana in epoca preromana e romana; successivamente, il borgo venne trasferito sulle pendici dei monti, sotto la protezione del Castello, nei torbidi secoli feudali e quindi tornati tempi più scuri, fu riportato in quella che dovette essere la primitiva sede. Nei secoli seguenti Bagnolo seguì  le fortune di Casa Savoia. Si trovano cenni sulle vicende storiche di Bagnolo nelle opere del Casalis, dello Strafforello e dell’Alessio.

XV SECOLO

Nel XV secolo, progrediti i tempi, sotto il regime accentratore e militare ed il forte governo dei duchi di Savoia, scemarono i tributi degli uomini, aumentarono invece le obbligazioni dei signori verso lo stato. Aumentarono i poteri della Comunità, ma rimasero vigenti e ben gravi balzellli e decime fino alla Rivoluzione. La giustizia invece fu tutta rimessa nelle mani del signore che la esercitava tramite un giudice. Il signore teneva pure tutto il potere militare locale.

XVI SECOLO

Nella guerra per signoria del Marchesato di Saluzzo, nel secolo XVI Francesco I di Francia devastò Bagnolo che, a pace fatta, segnò il confine con il dominio francese di Saluzzo e le terre dei Savoia, cui Bagnolo rimase sempre ligia. La strada Barrà (Via Barrata), con la torre Cherà (in località San Grato) ed altre ora diroccate protette da valli e trincee e appoggiate all’allora formidabile fortezza di Cavour od al Castelllo di Bagnolo indicano ancor oggi il confine tra la Francia e la Savoia. Più, nelle guerre fra Enrico IV e Carlo Emanuele I, il maresciallo Francesco de Bonne, duca Lesdiguierés capo dei calvinisti del Delfinato saccheggiò Bagnolo, uccidendone in gran parte gli abitanti, conquistando il castello che venne smantellato e diroccato in gran parte. Sempre nel XVI secolo la peste spopola Bagnolo, pare che una forte emigrazione dalla Francia abbia colmato i vuoti.

All’inizio del XVII secolo il maresciallo Catinat, dopo aver distrutto Cavour, saccheggiò Bagnolo ma non riuscì ad impadronirsi del castello, validamente difeso con metodi evoluti e con artiglierie. Sempre nel XVII secolo i Valdesi, incendiato Fenile e Campiglione, tentarono un colpo di mano su Bagnolo, ma furono respinti con gravi perdite.

Nel 1690, dopo la disfatta di Staffarda, il Duca Vittorio Amedeo II, inseguito dalla cavalleria francese, si rifugiò sotto la protezione del castello e sostò nel ridotto del castello, al Castellino.

Nel 1797 i Francesi della rivoluzione occuparono Bagnolo, ma furono scacciati nel 1799 dal Kutusoff che li annientò a Bibiana.

UN PERSONAGGIO SINGOLARE NELLA STORIA DEI MALINGRI DI BAGNOLO

Aimée Malingri di Bagnolo poeta e guerriero

Molto antichi e costanti sono stati i rapporti fra la Savoia ed il Piemonte, in particolare con Bagnolo dove già nel XIII secolo s’insedia la famiglia savoiarda dei Signori di Saint Genix che, due secoli più tardi, dona a queste terre uno dei suoi più illustri cittadini.

Personaggio singolare Aimée (o Amedée) Malingri di Bagnolo, Signore di Saint Génix, nel 1390 diviene scudiero del Conte Verde (Amedeo VI di Savoia), grande guerriero, combatte per i suoi Signori ( Savoia – Acaja ) contro il marchese di Saluzzo e partecipa all’assedio di Monasterolo e di Saluzzo, poi combatte ancora in Terra Santa contro i Saraceni; a corte riveste il titolo di “maestro di palazzo ” e viene incaricato di missioni diplomatiche; partecipa al Concilio di Costanza (1414), inviato dall’imperatore di Germania, Sigismondo ottiene da lui la sanzione dell’investitura del feudo di Bagnolo concessagli nel 1412 da Lodovico d’Acaja; nel 1416 assiste come inviato alla creazione del ducato di Savoia e riceve dall’imperatore il grado e le insegne di “Cavaliere Aurato” ( eques auratus), negli anni seguenti è in Francia a negoziare un matrimonio reale e poi a reclamare la restituzione di beni e terre dotali della principessa Bona. Sposa Caterina di Grolée, uno dei più bei nomi della Savoia da cui ha un figlio ed una figlia, muore a Bagnolo nel 1419. Virtù guerriere, doti diplomatiche, sposo e padre, fondatore di una dinastia: personaggio dai talenti multiformi Aimée Malingres passa alla storia come poeta.

In Francia tra una missione e l’altra è infatti l’unico nobile savoiardo e piemontese ad essere ammesso alla “corte amorosa” di Carlo VI ed i suoi poemi nella dolce lingua occitana fanno parte della storia della letteratura del XV secolo. Bisogna ricordare che in quell’epoca non si scriveva molto in Savoia e in Piemonte e che le sue opere sono fra le poche e le più antiche conosciute.

I documenti storici e le poesie di questo romantico “cavaliere d’oro” sono conservati a Ginevra, nell’archivio storico di Torino e nell’archivio del Palazzo Malingri a Bagnolo.

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