La lavorazione della pietra

Non si può parlare della pietra di Bagnolo senza addentrarsi nel ricordo delle costumanze antiche. Il lavoro di cavatore iniziava al lunedì di buon mattino con la carica di viveri per una settimana.

La lavorazione della pietra

LAVORAZIONE MANUALE

Non si può parlare della pietra di Bagnolo senza addentrarsi nel ricordo delle costumanze antiche. Il lavoro di cavatore iniziava al lunedì di buon mattino con la carica di viveri per una settimana. Si viveva in baracca una vita spartana dove le giornate erano tutte uguali: sveglia al mattino alle 6, una lavata in acqua gelida, lavoro fino alle 9, stacco per la colazione e poi ininterrottamente fino alle 2 o 3 del pomeriggio. Pranzo a base di polenta, un breve riposo e ancora fino al calar del sole.

ESTRAZIONE E LAVORAZIONE IN CAVA

 

Con la barramina si picchiava a colpi di mazza per ore e ore, magari per mesi, per praticare un foro che permettesse l’introduzione della polvere nera per lo scoppio delle mine. Da pastore a scalpellino, ad artificiere: infatti dalla sistemazione della polvere per le mine dipendeva il lavoro magari di un anno.

 

Con lo scoppio il blocco si frantumava, e la buona posizione dei fori di mina determinava la giusta uscita delle lastre: lo scalpellino seduto su un pezzo di pietra lentamente le sagomava fino a rendere ogni blocco unico e inimitabile.

Anticamente il trasporto del materiale lavorato a valle veniva fatto una volta a settimana dai cavatori, i quali, mentre tornavano alle loro abitazioni trainavano le loro rudimentali slitte cariche di pietre. Il lesiaire trasportava la pietra su un’apposita slitta fino al “cariur”, luogo dove le lastre venivano sistemate nei carri trainati da animali che il careté guidava fino a valle.

 

Lesiaire e careté: due professioni faticose dove la professionalità era

 

grande ed era legata direttamente alla pericolosità del lavoro.

 

Lo scalpellino alle cave di Mugniva

 

I lesiaire erano i conducenti delle slitte che trasportavano le lose e le pietre con pendenze del 30-40% fino al luogo dove era possibile caricarle sui carri. Le slitte trainate a mano da una sola persona trasportavano pesi superiori anche ai 50 quintali.

 

Anche se la strada era molto lunga si facevano circa 8-10 viaggi al giorno. Il lavoro più duraturo nel tempo era quello della pulizia della cava, che prevedeva il trasporto, a mezzo di galiote, della grande quantità di terra scavata per liberare la pietra. Trovata la pietra buona, si produceva all’estrazione e ad una prima lavorazione.

 

Le dimensioni dei blocchi da telaio potevano raggiungere parecchi metri cubi, vincolate soltanto dalle possibilità di trasporto mentre per le lastre si arrivava fino ad alcuni metri quadrati.Nell’8% delle cave si estraeva un solo blocco, nel 6% blocchi e pezzame, nel 30% delle cave si produceva solo pezzame, mentre nel 56% si estraeva, in proporzione dei 2/3 e di 1/3, del pezzame e delle lastre.

 

Il periodo di attività era legato alle condizioni atmosferiche, con minimi di due o tre mesi fino ad un massimo di 10.

 

Le dimensioni dei blocchi da telaio potevano raggiungere parecchi metri cubi, vincolate soltanto dalle possibilità di trasporto mentre per le lastre si arrivava fino ad alcuni metri quadrati.Nell’8% delle cave si estraeva un solo blocco, nel 6% blocchi e pezzame, nel 30% delle cave si produceva solo pezzame, mentre nel 56% si estraeva, in proporzione dei 2/3 e di 1/3, del pezzame e delle lastre.

 

Il periodo di attività era legato alle condizioni atmosferiche, con minimi di due o tre mesi fino ad un massimo di 10.

 

I lesiàire

 

LA LAVORAZIONE NELL’EPOCA MODERNA
 

Oggi la meccanizzazione è arrivata anche quassù e le esigenze di un mercato sempre più grande hanno finito col trasformare un’umile attività manuale in una vera e propria lavorazione industriale eliminando gran parte dei pericoli legati all’attività estrattiva . Sono sparite le figure tipiche del mondo dei cavatori: è sparito lo scalpellino, colui che seduto su un pezzo di pietra lentamente lo sagomava, fino a renderlo unico e inimitabile; è sparito il lesiaire, quello che trasportava la pietra su un’apposita slitta, fino al cariur, luogo dove le lastre venivano sistemate sui carri trainati da animali, che il careté guidava fino a valle. Di tutte queste figure è rimasto solo il ricordo e qualche rara fotografia d’epoca. Ora, grandi autocarri trasportano la pietra grezza nei numerosi atelier dove i blocchi, di diverse dimensioni sono pronti per essere tagliati con fili elicoidali, o passati nei telai, o ridotti industrialmente a lose per tetti.

La lavorazione a spacco naturale e martellata manualmente, nonostante sia diminuita, rimane pur sempre il pezzo forte del lavoratore della pietra bagnolese e tra il rumore continuo e assordante dei compressori, dei telai e delle seghe, seppur in sordina, fa ancora spicco il tintinnio allegro dello scalpello, segnale di un’attività che continua e che si svolge ancora oggi come una volta, con l’unica eccezione della sede: anticamente essa veniva effettuata nelle cave, ora in angoli dei magazzini.

 

LA LAVORAZIONE INDUSTRIALE
 

Nell’epoca moderna vengono abbandonati gli utensili individuali, come, per esempio, il cuneo, la mazza, il palanchino e l’abbattimento si attua tramite esplosivi. Gli esplosivi vengono introdotti all’interno delle rocce e formano le cosiddette mine: ordinarie.
Le mine ordinarie sono realizzate praticando nella roccia fori cilindrici distanziati 30 cm uno dall’altro, aventi un diametro di pochi centimetri e lunghezza compresa tra qualche decimetro e alcuni metri. Questo tipo di mine sono associate in gran numero e sono fatte esplodere contemporaneamente con innesti ad azioneistantanea, oppure in successione, a intervalli di tempi inferiori al minuto sino a qualche decina di millesimi di secondo.

La perforazione dei fori da mina è realizzata con utensili azionati meccanicamente con sistemi a percussione o a rotazione. La perforazione a percussione, adatta per tutti i tipi di rocce, è il sistema più diffuso ed è effettuata con i martelli perforatori.
Le perforatrici permettono di arrivare ad una profondità massima di otto metri e solitamente, si ottengono blocchi larghi 6 – 7 metri e lunghi 30 – 40 metri. Essi si staccano dalla cima del fronte di cava rotolando fin sul piazzale ai piedi della parete, dove vengono, in seguito, ridotti in blocchi di dimensioni accessibili alla portata degli autocarri, per il trasporto in magazzino. Inoltre gli strati di pietra superficiali sono rovinati e sgretolati; mentre solamente negli strati più bassi la roccia è perfettamente integra, pulita e blu.

 

Terminata l’estrazione, il prodotto grezzo viene trasportato negli stabilimenti di lavorazione che sono dislocati maggiormente nella zona Barge-Bibiana, dove il ciclo operativo si sviluppa a seconda delle esigenze di mercato e consiste nella segagione con telai o spacco.

 

Le lastre, di vario spessore, vengono fiammate e bocciardate automaticamente, per dare alla pietra quel pizzico di antico e una sembianza di spacco naturale. Poi l’avvio all’industria edilizia.

 

 

 

Il trasporto della pietra su camion

 

La coltivazione della cava avviene esclusivamente sul fronte unico, con altezza da alcuni metri a decine di metri nei diversi casi.

Attenzione Attenzione

Questo è un sito demo e il template di questa pagina non è ancora disponibile.

Controlla se è disponibile il layout su Figma, il template HTML tra le risorse del modello o consulta il documento di architettura (OSD 65kb) per costruire il template in autonomia.

Pagina aggiornata il 25/09/2023

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri